L'Eco di Bergamo - 12-11-2012
L’uomo che balla coi lupi di S. Francesco
Mauro Armici, di Albino, vicino alla Verna ha aperto un rifugio dedicato al re del bosco
E su mandato della Provincia di Arezzo mappa tutti gli esemplari. «Conviverci è possibile»di MARTA TODESCHINI

A Comenduno Mauro faceva il carrozziere, fino a 12 anni fa.
Poi la folgorazione. «Conducevo una vita di lavoro e divertimento – spiega –.Durante i miei viaggi ho conosciuto le foreste casentinesi delle quali mi sono innamorato.
Ho scelto di vivere in questa zona remota e selvaggia, stanco della vita frenetica che conducevo».
Nevicò davvero tanto, per due lunghissimi giorni in quasi tutta Italia, e il manto assunse spessori canadesi, roba che poche memorie d'uomo riescono a rammentare. Gli effetti più immediati derivarono dal traffico impazzito città immobilizzate, scuole chiuse e paesi montani completamente isolati. Le notizie sulle quali si concentrò l'opinione pubblica, appena superata l'emergenza "umana", furono però quelli riguardanti la condizione degli animali selvatici, messi in ginocchio anch'essi dall'effetto dell'evento atmosferico straordinario.
Notiziari, quotidiani, internet news dedicarono molto spazio alle vicende dei cervi che erano scesi a valle, ai lupi che si ritrovavano come d'incanto per le vie dei paesi o sotto i ponti, e ai tanti cinghiali che morivano, letteralmente asfissiati sotto la coltre bianca ben più spessa della loro altezza. L'epicentro di quell'evento straordinario si posizionò a cavallo tra la Romagna e l'alta Toscana, là dove la E45 "scollina" e taglia i monti del Casentino, per poi scendere verso la Val Tiberina. Quest'anno, per l'apertura di stagione, siamo stati invitati a caccia proprio in quelle zone, là dove per le prime due settimane di febbraio 2012, per uscire di casa, si doveva passare dalle finestre. Là abbiamo visto "de visu" gli effetti di ciò che il corso della natura (e una volta tanto non l'uomo) può comportare. E abbiamo conosciuto alcuni personaggi che in questa natura amica-nemica ci vivono immersi tutto l'anno.

Con la sua compagna, perito agrario di Padova, Mauro ha ristrutturato il rudere fino a trasformarlo in un rifugio «che non è agriturismo o bed&breakfast – precisa –: è un vero e proprio rifugio che d’inverno resta sepolto dalla neve, immerso nella foresta».
Aperto l’anno scorso, il rifugio può ospitare fino a 20 persone tra il miniappartamento Lupo, le camere Cinghiale e Daino e la stanza Cervo, con i letti fatti di tronchi d’albero che fanno la gioia dei più avventurosi fan di Zanna bianca.
«Siamo riusciti nell’impresa di costruire il rifugio e l’azienda agricola grazie anche all’aiuto deiparenti e di moltissimi amici bergamaschi purosangue – vuole rimarcare Mauro – che, ogni qualvolta riuscivano ad avere ferie, venivano ad aiutarci lavorando dalla mattina alla sera senza esser retribuiti. Senza di loro il rifugio non sarebbe nato»
Un’occhiata al sito www.rifugiodellupo.it per scoprire che qui si mangiano i funghi del bosco e le uova del pollaio, la verdura e la frutta dell’orto e si possono cavalcare i cavalli di Mauro e Laura. Ma anche avvistare – e non è una rarità, da queste parti – cinghiali e caprioli.
«Qualche sera fa abbiamo sentito nel suo fragore il bramito del cervo, davvero impressionante» spiega Mauro, che ha richiamato i suoi clienti dalle camere perché «dalla foresta si potevano sentire gli ululati di due branchi di lupi». Erano venuti per questo, perché deluderli?
Progetto top secret
Ma qui non è tutto soltanto poesia: Mauro, su mandato della Provincia di Arezzo, partecipa a un progetto «molto serio e top secret:stiamo monitorando una famiglia di lupi composta da cinque o sei esemplari».
Una sorta di censimento che si propone di portare un messaggio rassicurante. «Possiamo confermare che per ora la convivenza con i lupi è molto serena – spiega Armici – poiché c’è abbondanza di selvaggina, quindi di conseguenza è difficile che si avvicinino all’uomo e ai suoi animali». Chissà che un giorno l’uomo dei lupi abbia nostalgia di casa.
Ad aspettarlo, qui sulle Orobie, pare ci sia un orso. Forse.
«Qualche sera fa abbiamo sentito nel suo fragore il bramito del cervo, davvero impressionante» spiega Mauro, che ha richiamato i suoi clienti dalle camere perché «dalla foresta si potevano sentire gli ululati di due branchi di lupi». Erano venuti per questo, perché deluderli?

Progetto top secret
Ma qui non è tutto soltanto poesia: Mauro, su mandato della Provincia di Arezzo, partecipa a un progetto «molto serio e top secret:stiamo monitorando una famiglia di lupi composta da cinque o sei esemplari».
Una sorta di censimento che si propone di portare un messaggio rassicurante. «Possiamo confermare che per ora la convivenza con i lupi è molto serena – spiega Armici – poiché c’è abbondanza di selvaggina, quindi di conseguenza è difficile che si avvicinino all’uomo e ai suoi animali». Chissà che un giorno l’uomo dei lupi abbia nostalgia di casa.
Ad aspettarlo, qui sulle Orobie, pare ci sia un orso. Forse.